Roma. Palazzo Bonaparte ospita (fino al 1° aprile 2024) la più grande mostra di Escher mai realizzata sinora, con circa 300 opere, nuove scoperte e grandi novità. Maurits Cornelis Escher (1898-1972), uno degli artisti più amati dal grande pubblico in tutto il mondo, nel 1923 si trasferì a Roma. E proprio per festeggiare questo importante centenario, Arthemisia ha voluto rendergli omaggio con una mostra epocale che vede esposti tutti i più grandi capolavori del genio olandese. Immagine d’apertura: Vincolo d’unione, 1956 © 2023 The M.C. Escher Company.
Samuel Jessurun de Mesquita (1868 – 1944) è stato un esponente del movimento Art Nouveau olandese. Fu insegnante di Escher alla Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem e lo incoraggiò a diventare un grafico. I primi lavori di Escher risentono quindi dell’influenza dall’Art Nouveau, corrente caratterizzata da forme sinuose ed eleganti ed ornamenti decorativi ispirati a soggetti naturali. L’artista ha sempre nutrito un profondo interesse per la natura e ha eseguito numerose stampe con raffigurazioni realistiche di fiori e insetti.
Dal 1922 al 1935, Escher intraprese molteplici viaggi nel Belpaese, disegnando monumenti, paesaggi, flora e fauna, che al suo ritorno in studio trasformava in opere grafiche. In questi lavori, per lo più caratterizzati da prospettive insolite, una meticolosa osservazione della natura si fonde già con vedute che spaziano verso orizzonti lontani, quasi anticipando i paradossi prospettici e le illusioni ottiche della maturità. In questa sezione sono riprodotte anche le 28 xilografie che compongono il libro XXIV Emblemi, con massime in versi, una delle tre opere di Escher in qualità di illustratore.
Dal 1922 al 1935, Escher soggiornò in Italia, trasferendosi stabilmente a Roma dal novembre del 1923. Esher fu introdotto nell’ambiente romano dal suo amico ed estimatore Godefridus Johannes Hoogewerff, direttore dell’allora Istituto Storico Olandese, che lo spinse a seguire le lezioni di storia dell’arte di Adolfo Venturi presso l’Università La Sapienza di Roma e ad approfondire la sua conoscenza dell’arte antica.
La città eterna ha ispirato molte delle sue opere tra cui la serie di dodici xilografie del 1934, descritta come Roma notturna, e qui esposta per intero, realizzata a partire dagli schizzi abbozzati di notte (riteneva che la notte rendesse i dettagli architettonici più evidenti) grazie a una torcia e a un cavalletto da viaggio.
Un altro riferimento a quel periodo, si trova per esempio nella celebre opera Mano con sfera riflettente dove viene riprodotto fedelmente il suo studio di via Alessandro Poerio 122. Ogni anno Escher intraprendeva un viaggio attraverso l’Italia e nel Mediterraneo per riprodurne i magnifici paesaggi: Campania, Calabria, Sicilia, Abruzzo ecc., spesso in compagnia dell’amico ed artista svizzero Giuseppe Haas Triverio. A seguito della crescente oppressione del movimento fascista, si trasferì dapprima in Svizzera nel 1935, poi nel 1937 a Uccle in Belgio, e infine nel 1941 a Baarn, nei Paesi Bassi.
Nel 1936, Escher soggiorna a Granada, in Spagna, dove visita nuovamente l’Alhambra, famoso per l’elaborata decorazione degli edifici. Questa visita si rivela essere un punto di svolta nella sua carriera, le elaborate decorazioni geometriche in stile moresco lo affascinano e lo spingono a interessarsi alle tassellature. In geometria, si dicono tassellature i modi di suddividere il piano con una o più figure geometriche ripetute all’infinito senza sovrapposizioni e senza lasciare spazi vuoti.
Tali figure geometriche, dette “tasselli”, sono spesso poligoni, regolari o meno, ma possono avere anche lati curvilinei. Di queste simmetrie, Escher costituì un catalogo di 137 acquarelli, numerati e archiviati secondo un suo proprio schema logico, da usare come motivi per eseguire tassellature e metamorfosi. l’uso delle tassellature diventerà un tratto distintivo della sua arte, in cui fantasia, geometria e soggetti figurativi sono sapientemente combinati.
Quarta sezione – Metamorfosi
Le tassellature sono alla base dei cicli e delle metamorfosi, il cui tema Escher affronta a partire dal 1937. Per Escher, una metamorfosi, ovvero dal greco una trasformazione, in particolare una trasformazione di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa, prende infatti le mosse dalla modificazione e successiva concatenazione di diverse tassellature (procedimento di divisione regolare del piano).
Escher crea così un mondo in cui diverse figure danno vita a vortici di trasformazioni di forme astratte in forme animate e viceversa. La xilografia Metamorfosi II (1939- 1940), uno dei suoi capolavori, è un universo circolare in cui un una lucertola può progressivamente diventare la cella di un alveare o un pesce tramutarsi in uccello che a sua volta si trasforma in un cubo e poi in un tetto ecc.
Quinta sezione – Struttura dello spazio
Escher dimostra un’attenzione particolare per l’organizzazione dello spazio compositivo. Il suo crescente interesse per la matematica e la geometria passa attraverso lo studio e il fascino che esercitano su di lui sfere, superfici riflettenti, solidi geometrici o ancora superfici topologiche come il nastro di Möbius, un oggetto percepito come superficie a due facce ma che, ad una più attenta osservazione, ne dimostra una sola.
Potremmo parafrasare un suo commento alla litografia Mano con sfera riflettente del 1935, una delle sue opere più celebri, in questo modo: la sfera, riflettendolo, racchiude in sé tutto lo spazio circostante, al cui centro si staglia proprio colui che la guarda; l’uomo è quindi il centro di questo universo.
Sesta sezione – Paradossi geometrici
Le conoscenze matematiche di Escher erano principalmente visive e intuitive. Le sue architetture e composizioni geometriche si caratterizzavano grazie a distorsioni prospettiche che, a prima vista, si presentavano come perfettamente plausibili ma che, dopo una più attenta ispezione, si rivelavano impossibili. Una svolta importante avviene nel 1954, anno in cui vengono esposte alcune stampe di Escher durante il Congresso Internazionale dei Matematici ad Amsterdam.
Da quel momento il suo lavoro viene sempre più apprezzato dalla comunità scientifica e l’artista inizia un dialogo serrato con matematici e cristallografi che si rivela una vasta fonte di ispirazione per la sua ricerca sulle strutture impossibili, le illusioni ottiche e la rappresentazione dell’infinito. Questa sezione analizza come Escher abbia cercato di forzare oltre ogni limite la rappresentazione di situazioni impossibili, all’apparenza coerenti.
Settima sezione – Lavori su commissione
Come tutti gli artisti che vivono della propria opera, Escher, in qualità di grafico, riceve nel corso degli anni commissioni di vario genere. In questa sezione ritroviamo una carrellata di alcune di queste opere: ex libris, biglietti d’auguri o ancora design per loghi, francobolli, articoli pubblicitari.
Ottava sezione – Eschermania
Dagli anni ’50 in poi la popolarità di Escher cresce. Grazie anche alle sue connessioni con il mondo scientifico ed accademico, varie riviste cominciano a dedicargli articoli e recensioni.
A partire dalla metà degli anni ‘60, inoltre, suo malgrado, una grossa visibilità gli sarà offerta, soprattutto negli Stati Uniti, dal movimento hippy che si approprierà delle sue opere, modificandole e riproducendole su poster e magliette, in chiave psichedelica.
Orario apertura: dal lunedì al giovedì 9.00 – 19.30; venerdì, sabato e domenica 9.00 – 21.00
(la biglietteria chiude un’ora prima).
Aperture straordinarie
Venerdì 8 Dicembre 9.00 – 21.00
Domenica 24 Dicembre 9.00 – 18.00
Lunedì 25 Dicembre 14.30 – 21.00
Dal 26 fino al 30 dicembre 9.00 – 21.00
Domenica 31 Dicembre 9.00 – 18.00
Lunedì 1° Gennaio 12.00 – 21.00
Dal 2 fino al 7 Gennaio 9.00 – 21.00
Domenica 31 Marzo 9.00 – 21.00
Lunedì 1° Aprile 9.00 – 21.00