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Venezia svela The Sweet Mystery di Robert Indiana

Venezia svela The Sweet Mystery di Robert Indiana

La mostra “Robert Indiana: The Sweet Mystery” alle Procuratie Vecchie svela una nuova prospettiva sull’artista che ideò la famosa serie LOVE

Venezia. Yorkshire Sculpture Park presenta Robert Indiana: The Sweet Mystery, evento collaterale della Biennale di Venezia, presso lo storico complesso delle Procuratie Vecchie recentemente restaurato da David Chipperfield. La mostra, sviluppata con The Robert Indiana Legacy Initiative, offre una prospettiva rivelatrice sull’opera di Indiana e ripercorre sei decenni della carriera di Indiana, comprese opere giovanili significative, alcune raramente esposte. Foto apertura: Robert Indiana with EAT/DIE (1962) in the background. © William John Kennedy. Courtesy kiwiartsgroup.com

The Sweet Mistery

The Sweet Mystery, 1960-62, Photo: Courtesy Tom Powel Imaging, New York; Artwork: © 2024 Morgan Art Foundation Ltd./ Artists Rights Society (ARS), Courtesy The Robert Indiana Legacy Initiative

Figura preminente dell’arte americana, Robert Indiana (1928-2018) è celebre per la serie iconica LOVE. Leader influente del Pop, si è distinto per aver affrontato rilevanti questioni sociali e politiche, inserendo nelle sue opere profondi riferimenti storici, letterari e biografici. Il titolo della mostra, The Sweet Mystery, è tratto da uno dei primi dipinti in cui Indiana ha inserito le parole, una pratica che caratterizzerà la sua carriera.
Robert Indiana: The Sweet Mystery, curata da Matthew Lyons, rappresenta la più significativa esposizione dell’opera dell’artista in Italia. La mostra presenta oltre 40 opere, tra dipinti e sculture, che esplorano la condizione umana e la fede in tempi tumultuosi. Tra le opere principali esposte figurano The Sweet Mystery, EAT/DIE, Love is God e The Melville Triptych.

Autoreferenzialità

Immagine di allestimento. Foto di Marco Cappelletti

Matthew Lyons ha commentato: “Questa mostra esplora con meticolosa maestria l’uso che Indiana fa dell’autoreferenzialità per indagare profonde questioni metafisiche sulla natura della vita. Integrando nelle sue opere dettagli biografici intricati, Indiana crea una narrazione personale e sottolinea i legami duraturi con i movimenti artistici radicali del passato in America”.

Robert Indiana – Note biografiche

Eat/Die, 1962, Oil on canvas. Photo: Tom Powel Imaging; Artwork: © 2024 Morgan Art Foundation Ltd./ Artists Rights Society (ARS), Courtesy The Robert Indiana Legacy Initiative

Dopo un’infanzia itinerante nel Midwest e una formazione artistica a Chicago e in Europa, Robert Indiana giunge a New York nel 1954 utilizzando ancora il suo nome di battesimo, Robert Clark. Due anni dopo, un incontro fortuito con Ellsworth Kelly cambia la sua vita. Si ritrova a vivere in un loft a Lower Manhattan.
Avendo scarsi mezzi economici, Indiana crea assemblaggi usando i residui dell’attività portuale circostante, sviluppando un linguaggio pittorico bidimensionale, in dialogo con l’affiatata comunità di vicini, tra cui artisti d’avanguardia come Kelly, Agnes Martin, James Rosenquist, Cy Twombly e Jack Youngerman.

Exploding Numbers, 1964–66, Photo: Courtesy of Tom Powel Imaging, New York; Artwork© 2024 Morgan Art Foundation Ltd./ Artists Rights Society (ARS), Courtesy The Robert Indiana Legacy Initiative

Durante questo periodo di fervore, in un atto di reinvenzione e rinascita si ribattezza con il nome del suo stato natale, l’Indiana. All’inizio degli anni Sessanta, realizza tele audaci, caratterizzate da geometrie pure, testi e numeri in toni non modulati, in risposta alla cultura visiva di un consumismo sempre più pervasivo.
Le sue opere esplorano interrogativi universali sulla condizione umana e sulla fede in epoche turbolente, affrontando anche temi legati all’identità queer e al sé. La sua peculiare forma di Pop art rappresenta un’estensione del radicalismo americano, attingendo alle radici dei trascendentalisti del XIX secolo e alla sperimentazione formale dei primi modernisti.

Yorkshire Sculpture Park

Immagine di allestimento. Foto di Marco Cappelletti

Fondato nel 1977, YSP è un centro internazionale unico di scultura situato nella tenuta di Bretton Hall, una proprietà del XVIII secolo che si estende su oltre 200 ettari nel West e South Yorkshire. Con sculture permanenti e temporanee integrate nel paesaggio, nel corso della sua storia YSP ha collaborato con più di 1.000 artisti. Tra questi Ai Weiwei, Fiona Banner, Tony Cragg, Leonardo Drew, Barbara Hepworth, Damien Hirst, Robert Indiana, KAWS, Lindsey Mendick, Henry Moore, Annie Morris, David Nash, Sean Scully, Chiharu Shiota, Yinka Shonibare CBE, David Smith, James Turrell, Joana Vasconcelos, Bill Viola ed Erwin Wurm.

The Robert Indiana Legacy Initiative

Robert Indiana: The Melville Triptych, 1962, Oil on canvas. Photo: Todd White Art Photography; Artwork: © 2024 Morgan Art Foundation Ltd./ Artists Rights Society (ARS), Courtesy The Robert Indiana Legacy Initiative

Fondata nel 2022, The Robert Indiana Legacy Initiative si impegna a diffondere la conoscenza e l’apprezzamento dell’opera di Robert Indiana.

Procuratie Vecchie

Foto di StockSnap da Pixabay

Le Procuratie Vecchie hanno aperto al pubblico per la prima volta in 500 anni di storia nel 2022, dopo un importante restauro a cura di David Chipperfield commissionato da Generali. Il terzo piano ospita la sede di The Human Safety Net, fondazione attiva in 26 Paesi per liberare il potenziale di chi vive in condizioni di vulnerabilità.

Visita della mostra

Robert Indiana: Love Is God, 1964, Artwork © 2024 Morgan Art Foundation Ltd. Artists Rights Society (ARS), Courtesy The Robert Indiana Legacy Initiative

La mostra è allestita al secondo piano delle Procuratie Vecchie, in Piazza San Marco n.105.
Apertura: da mercoledì a lunedì, con orario 10 – 19 (dal 20 aprile al 31 ottobre); 10 – 18 (dall’1 al 24 novembre).

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