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La bizzarra “fissazione” di dipingere mosche in un quadro

La bizzarra “fissazione” di dipingere mosche in un quadro

Dipingere mosche, in passato, era una sorta di prova d’autore, di testimonianza di grande abilità artistica: lo dimostrano questi capolavori

Fontanellato (Parma). Il Labirinto della Masone ospita per la primavera 2024 la nuova mostra Musca depicta. C’è una mosca sul quadro a cura di Sylvia Ferino ed Elisa Rizzardi, esposizione dedicata alla presenza della mosca nell’arte. Il piccolo insetto, che da sempre ha esercitato una particolare attrazione su intellettuali, letterati e artisti, diventa eclettico protagonista delle sale espositive del Labirinto in tutte le sue raffigurazioni, dalla scuola di Giotto a oggi. Foto d’apertura: Giovanna Garzoni,
Natura morta con popone, XVII secolo – Direzione Regionale musei della Toscana, Firenze – Villa Medicea di Poggio a Caiano e del Museo della Natura Morta (PO)

Mosche nella pittura, una presenza controversa

Martinus Nellius, Un Trompe l’oeil con vari documenti, pergamene, spartiti, una penna d’oca, un bastone di ceralacca appuntati ad una tavola con due strisce di cuoio, 1697. Courtesy Rafael Valls Limited, London

La predilezione per l’insolito e il bizzarro che ha contraddistinto le pubblicazioni di Franco Maria Ricci lo portò quarant’anni fa a pubblicare uno dei suoi volumi più affascinanti, dal titolo Musca depicta. Dedicato al tema della mosca in pittura, con testi di Luciano di Samosata, Leon Battista Alberti, Luigi Pirandello, Giorgio Manganelli e con un saggio illuminante dello storico dell’arte André Chastel, magnifiche illustrazioni della pittura europea dal XV al XVII secolo raccontano alcune delle incarnazioni artistiche del ronzante dittero, da sempre considerato molesto, fastidioso e inopportuno, ma il cui fascino ha svelato nel tempo retroscena e curiosità controverse. 

Dipingere mosche era una prova d’autore

Frans van der Mijn, Donna davanti a un paesaggio con mosca posata sulla spalla (allegoria del tocco), 1742. London, private collection

Nell’antichità la rappresentazione realistica di una mosca portava a varie interpretazioni, dal monito cristiano di non cedere alla matericità del mondo, fino all’idea che l’effimero insetto potesse incarnare la fugace fama dell’artista, passando per l’inganno – il trompe l’oeil – che dimostrava il virtuosismo del pittore. A tal proposito, è celebre la leggenda del giovane Giotto che ingannò Cimabue aggiungendo in un dipinto del maestro una mosca così veritiera che Cimabue cercò più volte di scacciare. Anche dalla seconda metà del 400 a tutto il 600, molti pittori si cimentarono nella riproduzione dell’insetto in composizioni sacre e profane. Questo scherzo illusionistico, che all’inizio serviva ad affermare la propria abilità tecnica, con il tempo si evolve e si declassa di significato, tra chi considerava la mosca simbolo mortuario e corredo di Vanitates, e chi invece un insetto come tanti, trovatosi a dover competere nelle nature morte di bellissimi fiori e frutti con farfalle, bruchi, libellule ben più colorati e attraenti.

Mosche come complemento del memento mori

Bottega di Jos van Cleve, San Gerolamo nel suo studio. Salzburg Museum

Più di 50 opere si snodano nel percorso espositivo secondo un preciso ordine tematico, ma come ricorda Leon Battista Alberti nell’Elogio contenuto nell’incunabolo che apre la mostra, la mosca è libera: non conosce gerarchie né limiti di pertinenza. Atteggiamento positivo ribaltato dall’interpretazione che ne fa l’arte cristiana, testimoniata da opere del trecentesco Giovanni del Biondo o dal leonardesco Martino Piazza da Lodi.
Connessa alla tematica religiosa è quella del Memento Mori, del deperimento del corpo e dell’imminenza della morte: Damien Hirst partecipa con il suo Fear of Death (Full Skull), scultura raffigurante un teschio completamente ricoperto di mosche che riprende l’iconografia tanto presente nell’arte del Cinquecento.

Sui fiori delle nature morte

Balthasar van der Ast, Vaso cinese con fiori, conchiglie e insetti, 1628. Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid.

Colorate composizioni floreali di maestri del barocco come Willem van Aelst, tedesco o come la pittrice Giovanna Garzoni, decorano la sala dedicata alle nature morte, accanto a volumi a stampa: dagli acquerelli di Ulisse Aldrovandi ai disegni di Maria Sibylla Merian. La mosca si posa anche su alimenti e corpi, come nelle opere iperrealistiche di Maurizio Bottoni e nel video FLY di Yoko Ono.

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