Palestina, titolo della collana The Passenger di Iperborea, ci aiuta a rintracciare le radici storiche e culturali di questo tormentato Paese
A trent’anni dagli Accordi di Oslo che avrebbero dovuto portare la pace, è scoppiata di nuovo la guerra tra Stato Palestinese e Israele. Il sanguinario attacco di Hamas del 7 ottobre, le rappresaglie di Israele: i fatti (e i misfatti) dolorosi del presente, hanno radici nel passato di questa terra martoriata. Foto d’apertura di Hosny Salah da Pixabay.
Per conoscere la storia della Palestina (che i media non raccontano) e comprendere le ragioni del presente, viene utilissima la raccolta di inchieste, reportage letterari e saggi The Passenger Palestina, edita da Iperborea.
Un popolo espropriato
L’occupazione è dappertutto, soffocante. Lo scrittore e avvocato per i diritti umani Raja Shehadeh se ne accorge quando le sue passeggiate sulle colline intorno a Ramallah diventano impraticabili, man mano che gli insediamenti israeliani e le strade che li collegano rendono inaccessibili i sentieri.
La scrittrice Taiye Selasi intervista giovani donne nei nightclub di Ramallah e scopre quanto sia difficile amarsi tra israeliani e palestinesi.
Palestina delusa dal processo di pace
Per una panoramica più completa, la giornalista israeliana Amira Hass, firma autorevole del quotidiano Haaretz, che ha scelto di vivere dalla parte «sbagliata» del muro, disegna un quadro durissimo delle strategie usate da Israele per perpetuare l’occupazione.
A Jenin, campo profughi simbolo della resistenza armata e teatro di scontri violenti (come il raid dell’esercito israeliano a luglio), tra edifici bucherellati di proiettili e coperti di manifesti di martiri, la giornalista Yumna Patel incontra i giovani delusi dal processo di pace e dal governo dispotico dell’Autorità nazionale palestinese.
Una società patriarcale e razzista
Perché se l’occupazione è imprescindibile, l’oppressione viene anche da dentro: in un racconto duro e commovente, la scrittrice Asma’ al-Atawna, ora in Francia, ci porta nella sua nativa Gaza, uno dei luoghi più poveri e densamente popolati del mondo. Dopo essersi ribellata alla società patriarcale e razzista in cui è cresciuta, la giovane palestinese ha dovuto fuggire in l’esilio.
Fenomeno sorprendente quello esplorato dalla giornalista Eleonora Vio: nonostante ristrettezze economiche e sovraffollamento, sempre più gazawi ricorrono alla fecondazione in vitro per avere bambini, sostenuti finanziariamente dall’autogoverno della Striscia, determinato a vincere la battaglia demografica.
La diaspora palestinese
I palestinesi non sono solo quelli che vivono in Cisgiordania e a Gaza. Ce ne sono 14,3 milioni nel mondo, e quasi due di questi sono cittadini di Israele. Negli ultimi vent’anni in queste comunità sono aumentate in modo spropositato criminalità e violenza, e la scrittrice Ibtisam Azem ne cerca le cause nelle leggi discriminatorie a cui sono soggette.
Con una popolazione sparpagliata sia all’interno del paese frammentato che all’esterno, in una diaspora globale, l’identità palestinese può sembrare un sfuggente, ma per Elisabetta Bartuli, esperta di letteratura araba, la si ritrova compatta nei caratteri comuni dei romanzi di autori palestinesi che vivono ai quattro angoli del mondo.
Anche le tradizioni sono a rischio
Per Reem Kassis, che scrive di cibo sulla stampa statunitense, è evidente invece nei concetti di condivisione, di casa e di famiglia impliciti nei piatti tradizionali che propone in queste pagine.
Ma è soprattutto la memoria l’attributo principale della diaspora: Widad Tamimi, scrittrice cresciuta in Italia, insieme al fratello architetto Tareq, ricostruisce la Hebron di suo padre, la casa di famiglia, l’orto e i mobili, ascoltandolo e riportandone i ricordi, e confrontando la città con quella triste e segregata di oggi.
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