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Goya, “La ribellione della ragione” a Palazzo Reale

Ottobre 31, 2023 -10:00 - Marzo 3, 2024 -19:30

€15

Milano. Al genio spagnolo Palazzo Reale a Milano dedica, fino al 3 marzo 2024, la mostra “Goya. La ribellione della ragione”. Immagine d’apertura: Francisco Goya, Autoritratto al cavalletto, 1785. Olio su tela, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.

Pittore di corte, ma attento al sociale

Francisco Goya, Il manicomio – Dalla serie Cuadros de fiestas y costumbres,
1808-12. Olio su tavola. Real Academia de Bellas Artes de SanFernando, Madrid

La mostra racconta attraverso dipinti, incisioni e matrici in rame il mondo di Goya, la sua esperienza della Storia, la sua attitudine di artista, il suo pensiero e la sua ideologia, e propone al visitatore le opere che meglio descrivono l’evoluzione artistica e i temi da lui trattati, raccontando però anche l’uomo e l’instabile quanto cruento contesto storico e sociale che plasmò il suo animo artistico e il suo pensiero.

Francisco José de Goya y Lucientes (1746-1828) ha contribuito con la propria opera a un cambio di paradigma mentale nell’arte spagnola del XVIII e XIX secolo. Pittore della monarchia spagnola, artista colto e accademico, Goya iniziò il proprio percorso con opere legate ai temi tradizionali, cari alla committenza. Nel tempo però sviluppò uno sguardo personale verso soggetti intimi così come verso temi sociali.

Visione etica e razionale

Francisco Goya, Bambini che giocano alla corrida. 1777-85 circa. Olio su tela. Fundación de Santamarca y de San Ramón y San Antonio, Madrid

Il suo approccio alla pittura non era infatti meccanico o improvvisato ma partiva dalla ragione, da una lucida interpretazione etica e morale della società spagnola del tempo. Notevole fu il suo contributo di critica al potere politico e religioso attraverso la satira sociale e la rappresentazione della crudeltà della guerra, che portava sofferenza umana prima ancora che glorie militari; spiazzante per il tempo in cui visse, infine, fu il sentimento di pietas verso gli emarginati, i poveri, i malati mentali, che Goya faceva trasparire dai suoi quadri.

Francisco Goya, Il muratore ubriaco, 1786. Olio su tela
Museo Nacional del Prado, Madrid

Un’arte di matrice illuminista, quindi, frutto della ragione ma allo stesso tempo espressiva e profondamente emotiva, tanto da risultare ancora oggi assolutamente moderna.

Dipinti e incisioni, affiancate alle matrici originali

 

La mostra va oltre, nel suo concept inusuale: attraverso una settantina di opere propone al visitatore i dipinti del Maestro esposti in dialogo con alcune delle più importanti incisioni che resero Goya maestro assoluto di quest’arte, affiancate dalle loro originali matrici di rame.
La mostra è curata dal Professor Víctor Nieto Alcaide, Delegato Accademico del Museo, Calcografia e Mostre della Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid.

Lungo tutto il percorso della mostra “Goya. La ribellione della ragione” emerge un fil rouge che corre trasversale alla generale visione cronologica delle sezioni. È il fil rouge dell’Uomo Goya e della profondità del suo animo di illuminato, della sua ‘ragione’.

Un linguaggio rivoluzionario

Francisco Goya, Processione di flagellanti, 1808-12. Olio su tavola. Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

Goya è uno degli artisti che apre alla modernità, pur rimanendo profondamente integrato nel suo tempo. Primo pittore di corte e direttore della Real Accademia di San Fernando, Goya ha la possibilità di relazionarsi con una cerchia di amici intellettuali fidati, con cui scambia vedute, sensibilità, posizioni politiche, sociali e culturali su quella che fu una lunga e tormentata epoca storica, satura di cambiamenti, trasformazioni e avvenimenti politici, sociali e ideologici.

Francisco Goya, Joaquina Candado Ricarte, 1802-04
Olio su tela. Museo de Bellas Artes, Valencia

Sperimenta egli stesso una rivoluzione della pittura in sintonia con la complessità storica che si trova a vivere; un cambiamento che espresse sia attraverso le immagini sia trasformando la pittura in un linguaggio rivoluzionario, in grado di rompere con le regole e l’imitazione dei modelli.

In conseguenza di ciò, Goya è il primo artista le cui opere sono frutto di esperienze, di sentimenti personali, di passioni e sofferenze, nonché della sua visione del mondo che lo circonda. È uno dei primi artisti a identificarsi con la vita. Da qui, la sua ossessione di spogliarsi dei vincoli della committenza per poter dipingere liberamente.

L’evoluzione dello stile

Francisco Goya, Annibale vincitore osserva l’Italia dalle Alpi per la prima volta, 1771. Olio su tela
Museo Nacional del Prado, Madrid

Ecco perché non è possibile comprendere la sua pittura senza conoscere la sua vita, né la sua vita se non attraverso la sua pittura. Lo stile del pittore spagnolo infatti continua a evolvere, e lo fa fino alla morte.

Dalla pittura convenzionale delle prime opere, in cui come tutti i pittori del suo tempo si sottomette alla tirannia della committenza – l’unica che paga gli artisti dando loro una fonte di sussistenza – fino alla fase finale della sua vita, durante la quale Goya distrugge la sua pittura per crearne una nuova, radicale e rivoluzionaria. Diversamente da quanto si è spesso ripetuto, Goya non fu un pittore spontaneo, amante dell’improvvisazione. Al contrario, come uomo e come artista, si rivelò un razionalista. Razionalismo che trova espressione nella critica rivolta alla situazione sociale, politica e morale.

Dalla luce al buio

Francisco Goya, Il Colosso, post 1808. Olio su tela. Museo Nacional del Prado, Madrid

Si dice che la pittura di Goya trasmigri dalla luce al buio, da una pittura luminosa dei primi tempi alla pinturas nigras, una pittura della vecchiaia dai toni cupi, neri, i toni del suo corpo e del suo animo malato e disilluso dalla Rivoluzione francese, da una società becera che ritrae così satiricamente nei suoi Caprichos, dai disastri e dalla brutture che la guerra segna sui corpi e nelle menti dei più deboli e degli emarginati sociali, come dipinti nei suoi quadri del ciclo I disastri della guerra o Il Manicomio o Scena di inquisizione: scene che raccontano un personale disagio interiore verso tutto ciò che c’era ‘fuori’, ma anche cariche di una pietas più alta, e profondamente moderna.

Francisco Goya, El tío Paquete, 1819-20 Olio su tela. ©Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid

Una trasmigrazione e un contrasto cromatico che la mostra non manca di enfatizzare sia traducendolo nell’allestimento stesso, sia nella videoinstallazione dedicata all’opera grafica di Goya, a cura di NEO [Narrative Environment Operas], dove la dualità luce e buio diventa anche positivo e negativo, immagine positiva della stampa e lastra incisa, ovvero l’immagine rovesciata della matrice.

L’importanza delle incisioni

Le serie delle incisioni hanno permesso a Goya di agire con quella libertà che non gli era concessa dai committenti delle opere di pittura, maggiormente incagliate nella retorica di corte o nel racconto di temi tradizionali. È alle incisioni che Goya affida il suo pensiero più intimo e libero, e che nel percorso di mostra trovano una particolare valorizzazione.

Laddove la grafica – se pur limitata nel numero – è pur sempre riproducibile perché appunto è una ‘copia’, è la matrice in rame che costituisce effettivamente l’originale opera d’arte, da cui l’incisione deriva. Ecco perché avere in mostra la possibilità di ammirare le originali matrici in rame di alcune delle più importanti e famose opere incisorie di Goya, restaurate e riportate all’antico splendore, è un’occasione unica e irripetibile, anche per l’estrema delicatezza della movimentazione di questi manufatti dai depositi della sede dell’Istituto di Calcografia della Real Academia.

Sebbene non manchino temi di costume, tuttavia, il maggior peso politico e ideologico di cui Goya carica le sue incisioni è incentrato sulla critica alla guerra e sull’irrazionale volo libero dell’immaginario.

Costituiscono una critica, una ‘ribellione della ragione’ di fronte alla mancanza della ragione stessa nella barbarie bellica. Sono una testimonianza di angoscia, di rifiuto, ma allo stesso tempo un richiamo al ritorno dell’ordine della ragione. La fantasia e il sogno servono a liberare l’immaginario.

ORARI MOSTRA
Martedì – mercoledì – venerdì – sabato – domenica 10:00 – 19:30
Giovedì 10:00 – 22:30
La biglietteria chiude un’ora prima (ultimo ingresso)
Lunedì chiuso

APERTURE STRAORDINARIE
Giovedì 7 dicembre 23 (Sant’Ambrogio) 10.00 – 22.30
Venerdì 8 dicembre 23 (Immacolata Concezione) 10.00 – 19.30
Domenica 24 dicembre 23 (Vigilia Natale) 10.00 – 14.30
Lunedì 25 dicembre 23 (Natale) 14.30 – 18.30
Martedì 26 dicembre 23 (Santo Stefano) 10.00 – 19.30
Domenica 31 dicembre 23 (San Silvestro) 10.00 – 14.30
Lunedì 1 gennaio 24 (Capodanno) 14.30 – 19.30
Sabato 6 gennaio 24 (Epifania) 10.00 – 19.30

Dettagli

Inizio:
Ottobre 31, 2023 -10:00
Fine:
Marzo 3 -19:30
Prezzo:
€15
Categoria Evento:
Tag Evento:
, ,
Sito web:
https://www.palazzorealemilano.it/mostre/la-ribellione-della-ragione

Organizzatori

Comune Milano
24 ORE Cultura

Luogo

Palazzo Reale
Piazza del Duomo, 12
Milano, Italia
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Phone
+39 02 884 45 181
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