Milano. La galleria Bottegantica di Milano torna a proporre un’indagine sul Futurismo, in particolare sull’Aeropittura, un’avanguardia italiana che si sviluppa tra le due guerre, dagli anni Venti ai primi anni Quaranta del Novecento. Foto d’apertura: Tullio Crali – Aerocaccia I (Duello di caccia), 1936, olio su tavola, 80x100cm.
Curata da Fabio Benzi, la rassegna si concentra sulla partecipazione dei futuristi alle esposizioni ufficiali del periodo: le Biennali Internazionali d’Arte della città di Venezia (1926-1942) e le Quadriennali d’Arte Nazionale di Roma (1931-1943), due appuntamenti di rilievo, due occasioni di grande visibilità per gli artisti stessi. Tramite queste mostre, Filippo Tommaso Marinetti, alla guida del movimento, cercò di assicurare un riconoscimento ufficiale al Futurismo italiano e una sua definitiva consacrazione.
La mostra presenta una trentina di opere selezionate per restituire la ricca varietà ed originalità delle ricerche artistiche del Futurismo.
Nel 1926, Marinetti ottiene l’ingresso dei futuristi alla Biennale di Venezia. Predomina in questa edizione l’arte meccanica futurista basata sulla solidità costruttiva dei volumi e delle linee.
Dalle successive Biennali si coglie, invece, l’emergere di una linea di ricerca attorno all’Aeropittura. Già alla Biennale del 1926 alcune opere anticipavano il crescente interesse per il volo, tra cui il dipinto Prospettive di volo di Fedele Azari, pittore e aviatore, di cui Fortunato Depero nel 1922 realizza un iconico ritratto.
Attorno alla figura chiave di Prampolini si sviluppa una corrente pittorica più lirica, che crea originali proiezioni cosmiche alla ricerca di una “nuova spiritualità extra-terrestre”, rappresentata in mostra da opere dello stesso Prampolini, di Fillia, Benedetta e Augusto Favalli con Passaggio sulla base del 1935.
Vi è poi l’altra declinazione dell’aeropittura, più attenta alla resa verosimile della realtà. Come la scultura di Thayaht, S.55 Architettonico, che celebra le forme geometriche dell’idrovolante della trasvolata atlantica di Italo Balbo, o le vedute dall’alto di Alfredo Gauro Ambrosi, come Virata sull’Arena di Verona (1932), o di Tato, come Paesaggio aereo (1932) permettono di apprezzare inedite prospettive basate sulla pioneristica esperienza del volo degli stessi artisti.
Chiudono il percorso dipinti a soggetto bellico ad opera di Cesare Andreoni e Renato di Bosso esposti alle “Biennali di guerra” (1940-1942) negli anni in cui i legami sempre più stringenti con il Regime fascista producono opere di carattere propagandistico.
Orari
Dal martedì al sabato, 10-13; 15-19
Ingresso liberoa, Milano,