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Oltre la Soglia, a Palazzo Reale il “mondo sospeso” di Erlich

Oltre la Soglia, a Palazzo Reale il “mondo sospeso” di Erlich

Leandro Erlich, l’artista che ha coinvolto folle di visitatori in tutto il mondo, espone a Milano 19 installazioni nella sua prima mostra europea

Milano. Palazzo Reale a Milano accoglie per la prima volta in Europa un’ampia monografica di una delle maggiori figure di spicco della scena artistica internazionale: Leandro Erlich. Artista argentino, nato a Buenos Aires nel 1973, Erlich crea grandi installazioni con cui il pubblico si relaziona e interagisce, diventando esso stesso l’opera d’arte. Le sue opere sono uniche e rappresentano un’assoluta novità nel mondo dell’arte e uniscono creatività, visione, emozione e divertimento. Foto d’apertura: Leandro Erlich, Shikumen, 2004.

Tutto è diverso da quello che sembra

Leandro Erlich, Infinite staircase, 2005

Palazzi in cui ci si arrampica virtualmente, case sradicate e sospese in aria, ascensori che non portano da nessuna parte, scale mobili aggrovigliate come fossero fili di un gomitolo, sculture spiazzanti e surreali, video che sovvertono la normalità.
Sono tutti elementi che ci raccontano qualcosa di ordinario in un contesto stra-ordinario, dove tutto è diverso da quello che sembra, dove si perde il senso della realtà e la percezione dello spazio.

I lavori di Erlich sono frutto di una ricerca artistica profonda e concettuale, che gioca con i paradossi della percezione e che ha già raggiunto milioni di visitatori nel mondo: 600.000 a Tokyo e 300.000 a Buenos Aires, ovunque il pubblico è accorso alle sue mostre, caratterizzate da installazioni site specific molto complesse da realizzare e quindi molto rare.

A Milano le installazioni più iconiche

Leandro Erlich, Classroom (2017)

A Palazzo Reale nella mostra Leandro Erlich. Oltre la soglia viene data al pubblico la possibilità di conoscere il lavoro di Erlich attraverso le sue opere più note ed iconiche, per la prima volta riunite in una sola sede.
Erlich ci porta in un altrove magico, dove il possibile diventa impossibile, ma che stupisce ed emoziona grazie ad un grande senso estetico e una poesia fortemente intrinseca. Il risultato è esplosivo, divertente, appassionante, indimenticabile.

Il suo lavoro esplora le basi percettive della realtà e la nostra capacità di interrogare queste stesse basi attraverso un quadro visivo. L’architettura del quotidiano è un tema ricorrente nell’arte di Erlich, che mira a creare un dialogo tra ciò che conosciamo come dato certo e ciò che percepiamo nella visione, così come cerca di colmare la distanza tra lo spazio del museo e l’esperienza quotidiana.

Il punto di vista “oltre”

Leandro Erlich Port of reflections (2014)

«Il mio lavoro funziona come un’esperienza narrativa dispiegata nell’arena pubblica» spiega l’artista. «Costruisco storie visive tratte dalla vita quotidiana che evocano un insieme di circostanze ordinarie, radicate nella realtà e nell’esperienza condivisa, ma che non funzionano come ci si aspetta. Mi piace sviluppare progetti che spingono il pubblico oltre la soglia concettuale e mi piace lavorare con una varietà di media e modalità espressive».

Il mio lavoro comprende installazioni, oggetti, sculture, video e persino la pittura. Creo strutture che innescano immagini e idee che, a loro volta, puntano verso nuove realtà. Mi piace considerare questi pezzi come dispositivi relazionali che ispirano l’interazione e il gioco tra gli spettatori. Intendo l’arte come un mezzo per coltivare nuovi approcci alla comprensione del mondo, fisico, mentale, politico, simbolico.

Sperimentare una nuova dimensione

Leandro Erlich Changing rooms (2008)

Le 19 opere in mostra dimostrano che, liberandosi dalle nozioni acquisite con l’esperienza, ognuno di noi può sperimentare una propria dimensione, una nuova visione non offuscata: l’avvento di un nuovo tipo di mondo. Ogni lavoro è un evento che riguarda l’osservazione di piccoli fenomeni banali che, trasferiti nello spazio museale, acquistano una nuova condizione.

L’opera stimola nuovi comportamenti collettivi e trasforma le abitudini automatiche in momenti di rivelazione, disagio e riorganizzazione. Quando poi si tratta di comportamenti sociali, Erlich diventa un vero e proprio agente di disturbo. Allo spettatore è richiesto un impegno e un’azione partecipativa per svelare ogni opera, che volutamente suscita, come prima reazione, un senso di familiarità rispetto al quotidiano, successivamente si insinua anche un senso d’incertezza: l’attenzione richiesta al pubblico rappresenta la materia prima per Leandro Erlich e solo il pubblico ne completa l’opera.

Leandro Erlich Elevator pitch (2011)

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