Alla Triennale Milano, doppio omaggio ad Alessandro Mendini: una vasta retrospettiva (oltre 400 opere) e un’installazione di Philippe Starck
Milano. Triennale Milano e Fondation Cartier pour l’art contemporain presentano un doppio omaggio ad Alessandro Mendini, architetto, designer, artista e teorico che ha segnato le rivoluzioni del pensiero e del costume del Novecento e del nuovo millennio. Lo spazio del Cubo ospita la retrospettiva Io sono un drago. La vera storia di Alessandro Mendini (fino al 13 ottobre 2024), mentre nell’Impluvium viene presentata l’installazione What, ideata da Philippe Starck (fino al 16 giugno 2024). Foto d’apertura: Io non sono un Architetto sono un Drago, 2006, disegno, pennarello e matite colorate su carta, cm 21×29,7. Archivio Alessandro Mendini
I suoi legami con Triennale e Fondation Cartier
La retrospettiva e l’installazione – due progetti inediti, pensati appositamente per gli spazi del Palazzo dell’Arte – nascono dallo stretto legame che l’artista ha intrattenuto con Triennale e Fondation Cartier. Tra i progetti realizzati in Triennale l’installazione Architettura sussurrante (1979), la mostra Quali Cose Siamo (2010), il Teatro dei Burattini (2015), progettato con il fratello Francesco e collocato nel giardino di Triennale.
Con la mostra Fragilisme (2002) alla Fondation Cartier, l’artista ha elaborato uno dei concetti fondanti del suo pensiero teorico. Dieci anni dopo, l’allestimento Histoires de voir, opere site-specific e mostre della Fondation Cartier in tutto il mondo.
Io sono un drago
Presentata in collaborazione con Archivio Alessandro Mendini, la retrospettiva è curata da Fulvio Irace con progetto di allestimento di Pierre Charpin. Sono esposte oltre 400 opere provenienti da numerose collezioni pubbliche e private, in particolare quelle dell’Archivio, della Fondation Cartier, di Triennale, del Museo Abet Laminati, del Groninger Museum, del Vitra Design Museum, di Alessi e di Bisazza.
Trasformare ciò che è banale in una sorpresa
Il titolo della mostra riprende uno dei suoi più emblematici autoritratti e vuole sottolineare la complessità della sua figura all’interno della scena del design, dell’architettura e dell’arte internazionale. L’esposizione intende restituire lo sguardo di Mendini sul mondo, la sua empatia verso gli oggetti di tutti i giorni, il mistero della poesia, capace di trasformare anche ciò che è banale in una sorpresa che rivela l’incanto del quotidiano.
Ne è un esempio il Mobile Infinito (foto sopra), un tavolo in laminato Abet, sul piano il medaglione La morte che mangia l’uva di Francesco Clemente, riproduzione fotografica; con decori magnetici di Sandro Chia, Nicola De Maria, Mimmo Paladino, decorazioni interne alle gambe di Gio Ponti, Bruno Munari e Alessandro Mendini, piedi in alluminio di Ugo La Pietra e Denis Santachiara. Progetto con Alchimia e vari autori, 1981-1994.
Il “metodo Mendini”
Il progetto espositivo , a cura di Pierre Charpin, interpreta il concetto del “drago” come coacervo dei nuclei tematici caratteristici del “metodo Mendini”: un arcipelago di isole che ne caratterizzano i vari momenti storici e al contempo i fili di sotterranea continuità, che consentono di dare all’apparente eterogeneità della sua incessante ricerca una sostanziale continuità, basata sulla sua stessa esperienza umana.
Entrando nella grande sala, il visitatore si trova immerso in un unico ambiente sottolineato da un grande asse che congiunge idealmente la Petite Cathédrale alla Tête Géante sullo sfondo della scala di Muzio: una piccola architettura e una grande testa a esemplificare il lavoro di Mendini sulle scale della percezione.
Sei sezioni
ll percorso espositivo si articola in sei nuclei tematici: Identikit, dove viene esposta la serie degli autoritratti che, con tecniche e formati differenti, Mendini ha realizzato nel corso di tutta la sua vita; La sindrome di Gulliver, una successione di oggetti fuori scala, da quelli extralarge – come la Poltrona di Proust e la Petite Cathédrale – alle riduzioni di formato di alcuni progetti realizzati per Alessi.
Architetture, che presenta i lavori architettonici dell’Atelier Mendini, tra cui il Groninger Museum, il Mediazentrum Madsack ad Hannover, le tre stazioni della Metropolitana di Napoli e gli ultimi lavori in Corea del Sud, dall’Olympic Stadium al quartiere Posco a Seul.
Fragilismi, nucleo dedicato alla ricerca che ha portato al manifesto del “fragilismo”, elogio della fragilità della terra in un mondo segnato dalle guerre e dalla violenza; Radical Melancholy, gli anni del radical design; Stanze , dove vengono presentate tre delle camere progettate da Mendini, ambienti immersivi in cui si accumulano citazioni, ricordi, sogni e incubi.
I suoi progetti più significativi
Nella sala cinema viene inoltre proiettato un documentario realizzato da Francesca Molteni che ripercorre la vita e l’opera di Alessandro Mendini. È inoltre presente sulla parete del mezzanino dello Scalone d’Onore di Triennale una riproduzione fuori scala del Mendinigrafo mentre nello spazio Cuore è esposta una selezione di pubblicazioni storiche. Infine, nel giardino si trova la bandiera realizzata da Mendini per il progetto Draw me a Flag, installazione di 81 bandiere su idea di Christian Boltanski realizzato nel 2018.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Electa.
Interno di un interno
Mobili e oggetti Proust in una stanza, Spazio Dilmos Milano, 1991 Progetto con Massimo Caiazzo, Maria Christina Hamel, Annalisa Margarini, Cristina Marino, Claudia Mendini, Franco Migliaccio, Jesus Moctezuma, Fabio Sergio Rotella, Sara Rossi Ambiente rivestito in laminato Proust di Abet laminati.
Lassù
Titolo dell’opera: Lassù. Scultura in bronzo cm 17x17xH28, 1983 Foto Archivio Alessandro Mendini
Mostro 8
Titolo dell’opera: Mostro 8. Pastelli a cera, pennarelli e matite colorate su cartone vegetale, cm 35×25, 2014. Archivio Alessandro Mendini
Valigia per ultimo viaggio
Valigia per ultimo viaggio, fusione in alluminio cm74x20xH52, Bracciodiferro per Cassina, 1974/ riproduzione 2024. Archivio Alessandro Mendini
Groninger Museum
Groninger Museum. Groningen, Olanda 1989-1994. Museo di Arte Moderna e Contemporanea, Archeologia e Storia, Arti Decorative e Arte Antica. Progetto con Alchimia- Alessandro Guerriero, Giorgio Gregori, Bruno GregorI e con Alex Mocika, Gerda Vossaert, Pietro Gaeta per gli interni.
Architetti invitati: Michele De Lucchi, con G. Koster, F. Laviani (progetto degli interni del padiglione di Archeologia e Storia), Philippe Starck con A. Geertjes (progetto degli interni del padiglione di Arti Decorative), Frank Stella (padiglione di Arte dal 1500 al 1950, progetto non realizzato), Coop Himmelblau (padiglione di Arte dal 1500 al 1950); progetto illuminazione, Piero Castiglioni; progetto dei colori, Peter Struychen; direzione lavori, Team 4; progetto statico, Otto Wassenaar- Ingenieursbureau Wassenaar, Haarlem.
Direttore del Museo: Frans Haks (1978-1995).
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