L’esposizione presenta oltre 100 opere di Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, Borrani e altri che diedero vita all’avanguardia dei Macchiaioli
Brescia. Palazzo Martinengo ha aperto le porte a una rivoluzione. Una rivoluzione artistica, quella dei Macchiaioli, ovvero quel gruppo di giovani pittori che nella Firenze del secondo Ottocento diedero vita a una delle più originali e innovative avanguardie artistiche europee del XIX secolo. Immagine d’apertura: Telemaco Signorini, Pascoli a Castiglioncello, 1861, olio su tela. Collezione privata
Tocco moderno e attuale
Fino al 9 giugno 2024, la storica residenza cinquecentesca nel cuore della città ospita un’imperdibile mostra, curata da Francesca Dini e Davide Dotti, organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, col patrocinio della Provincia di Brescia, del Comune di Brescia e della Fondazione Provincia di Brescia Eventi, che presenta oltre 100 capolavori di Fattori, Lega, Signorini, Cabianca, Borrani, Abbati e altri, provenienti in gran parte da collezioni private e da importanti istituzioni museali.
Articolata in 10 sezioni, la retrospettiva racconta l’entusiasmante avventura di questi pittori progressisti che – desiderosi di prendere le distanze dall’istituzione accademica nella quale si erano formati – giunsero a scrivere una delle pagine più poetiche della storia dell’arte non solo italiana, ma europea. Per i valori universali che la sottendono l’arte dei Macchiaioli risulta moderna e attuale e alcuni dei capolavori esposti rimangono impressi nella memoria, affascinando per la qualità pittorica, lirica e luministica.
Luoghi familiari
La mostra di Palazzo Martinengo raccoglie le opere “chiave” di questo percorso allo scopo di raccontare i diversi momenti della ricerca dei Macchiaioli, i luoghi a loro famigliari – il Caffè Michelangiolo di Firenze, Castiglioncello, Piagentina, la Maremma e la Liguria -, il confronto con gli altri artisti e con le diverse scuole pittoriche europee; i loro smarrimenti, la capacità di mettersi collettivamente in discussione e di sterzare – se necessario – il timone per proseguire sulla strada del progresso e della modernità senza abbandonare mai la via maestra della luce e della macchia.
Movimento antiaccademico
Il termine “Macchiaioli” fu coniato nel 1862 da un recensore della Gazzetta del Popolo di Firenze, che così definì quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine a un rinnovamento in chiave antiaccademica della pittura italiana in senso realista. L’accezione ovviamente era dispregiativa e giocava su un particolare doppio senso: darsi alla macchia, infatti, significa agire furtivamente, illegalmente. Alla luce delle più recenti ricerche, la vicenda dei Macchiaioli assume una rilevanza critica sempre più significativa, perché essi instaurarono un dialogo aperto, propositivo e audace con le più importanti comunità artistiche dell’Europa del tempo.
L’approdo novecentesco
Straordinari capolavori come Il mercato di san Godenzo e Pro patria mori di Giovanni Fattori, insieme alla Gabbrigiana in piedi di Silvestro Lega, a Il mattutino di Cabianca e a Una via del mercato vecchio a Firenze di Telemaco Signorini conducono il visitatore al finale approdo novecentesco di questi grandi maestri.
Anche quest’anno, l’Associazione Amici di Palazzo Martinengo si fa promotrice di una importante iniziativa benefica a sostegno della lotta contro il cancro, devolvendo l’1% del ricavato della biglietteria a Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro con l’obiettivo di sostenere la migliore ricerca per la prevenzione, la diagnosi e la cura dei tumori.
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